
È assodato che Jim Thompson trasfonde nei suoi personaggi le proprie ossessioni e le proprie fobie, ancorché estremizzate. Si divertiva a raccontare di esser nato in prigione, ad Anadarko (Oklahoma). In realtà la prigione si trovava sotto l’appartamento in cui abitava con la famiglia l’ingombrante padre di Jim, James Sherman “Big Jim” Thompson, sceriffo della Contea di Caddo. Se riguardo alla propria nascita Thompson aveva inventato una facezia, non è del tutto inesatto dire che in “prigione”, in un modo o nell’altro, egli abbia trascorso l’intera esistenza. Dopo un’infanzia ed un’adolescenza avventurose, infatti, si arrabatta facendo di tutto: caddie, redattore di giornali e riviste locali, attore di burlesque, fattorino d’hotel, tuttofare in una bisca, trivellatore nei pozzi di petrolio (origine di benessere e fallimento delle fortune del padre), dinamitardo, e persino contrabbandiere d’alcool. Infine scrittore, continuando a dibattersi, pure attraverso la penna, fra le maglie dei suoi incubi, fino al 1977, allorché, consumato dall’alcool, dall’insuccesso e da una malattia che l’ha reso incapace di scrivere, s’è lasciato morire, rifiutando di nutrirsi.
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La belva ch è dentro di me
(pubblicato l’8 marzo 1970 nella collana settimanale Il giallo Mondadori – n. 1101), uscito nel 1952 (titolo originale: The Killer Inside Me), è il romanzo a cui Thompson deve la fama. Una discesa angosciante nella mente criminale, contrappuntata dalla vena umoristico-satirica di Thompson che conoscerà la sua massima espressione nel capolavoro Colpo di spugna (1964). Nel 2010, dal romanzo è stato tratto un film (The Killer Inside Me) per la regia di Michael Winterbottom, interpretato da Casey Affleck, Jessica Alba e Kate Hudson.
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La trama:
Lou Ford è vicesceriffo nella piccola e anonima contea del Texas dove è nato e cresciuto. Figlio di uno stimato medico, negli anni ha avuto occasione di mostrarsi a colleghi e concittadini come uomo retto e gentile, comprensivo ancorché fermo nell’adempimento del proprio lavoro. Noioso, in effetti, ma benvoluto dalla comunità. Una maschera di perbenismo yankee che cela il vero volto di Lou: maniaco, depresso, schizoide, autore di colossali ingiustizie e omicidi di inaudita crudeltà. Già la scelta di un poliziotto-killer rivela l’originalità di Thompson: la coincidenza tra tutori dell'ordine e criminali, oggi quasi uno stereotipo letterario e cinematografico, nell’America del 1952 è un vero e proprio scandalo.

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Citazione:
«Se il buon Dio ha commesso un errore, con noi esseri umani, è quello di farci desiderare di vivere anche quando abbiamo ben poche scuse per farlo…»
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Osservazioni:
Al di là della vicenda, che incolla il lettore dalla prima all’ultima pagina, la penna di Thompson riesce a comunicare con tutti i sensi del lettore. Così, mentre la mente costruisce in progressione filmica le icone degli eventi, pare che all’orecchio giungano, da una radio accesa negli anni Cinquanta, le voci di Hank Williams e di Merril Moore, il rumore dei pozzi di trivellazione, il rombo d’un pickup Chevrolet per strade polverose e riarse o quello di un Super Constellation che solca un cielo di fuoco contro cui non è difficile immaginare il rincorrersi bianco-rosso-blu del vessillo a stelle e strisce agitato dal vento. L’olfatto, intanto, è sollecitato dall’aroma del chili, dal cocktail di cuoio da guantoni da baseball e benzina Shell che evoca l’epoca almeno quanto I Get a Kick Out of You cantata da Frank Sinatra…
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