martedì 3 giugno 2014

OMBRE SUL REX di Daniele Cambiaso

Chi è stato bambino all’epoca della Tv in bianco/nero con due canali sa con quanta trepidazione si attendeva quella domenica pomeriggio in cui ci era stato promesso, magari in premio per un bel voto preso a scuola, che saremo andati al cinema! L’immersione nella dimensione onirica del grande schermo faceva tremare i polsi, poco importava se il “sogno” si proiettava sulla tela di sale affollatissime e appestate dal fumo dove almeno il primo tempo del film si vedeva quasi sempre in piedi, pronti a scattare verso le poltrone che si liberassero...

Al cinema, una lontana domenica di quarant’anni fa, ho visto per la prima volta il Rex. Il film era Amarcord, uno dei capolavori di Federico Fellini, in cui il maestro racconta, tra i vari affreschi di vita, l'episodio del passaggio notturno del transatlantico proveniente dall'america - «la più grande realizzazione navale del regime» - a largo delle acque di Rimini; passaggio proclamato dalla propaganda fascista e atteso con impazienza dalla gente della cittadina romagnola che si sentiva chiamata all'appuntamento con la “Storia” grazie a quel fugace incontro marino. Il Rex di Amarcord era una sagoma di legno ricostruita a Cinecittà; perfino il mare Fellini lo aveva voluto riprodotto in studio con metri e metri di plastica ondeggiante e i flutti sollevati dal colosso che fende il mare erano getti d’acqua azionati da apposite pompe… Ma l’effetto di miraggio, di visione fantastica restava intatto. Il Rex, il vero Rex, era lungo quasi 270 metri e largo 30, alto 37 metri e dotato di un motore della potenza di 136.000 cavalli costituito da quattro gruppi di turbine che azionavano altrettante eliche di circa 5 metri di diametro. Era stato varato da Re Vittorio Emanuele III e dalla regina Elena il 1° agosto 1931 nei Cantieri Ansaldo di Sestri Ponente (Genova) ed era entrato in servizio a settembre del ‘32.  Nel 1933 in uno dei sui viaggi Gibilterra-New York, compiuto in 4 giorni 13 ore e 58 minuti alla velocità media di quasi 29 nodi, aveva conquistato il Nastro Azzurro, ambito trofeo per la più veloce traversata atlantica, strappando il record al transatlantico tedesco Bremen. Purtroppo la prodigiosa nave solcherà gli oceani soltanto per otto anni e verrà travolta, come l’Italia intera, dalla sciagurata avventura bellica: dopo l'armistizio (8/IX/1943) cade in mano ai tedeschi che nel tentativo di spostarla da Trieste nella più sicura baia di Capodistria la fanno arenare. Avvistata dai ricognitori della Royal Air Force, viene bombardata e brucia per quattro giorni prima di affondare. Stessa sorte tocca al transatlantico gemello Conte di Savoia, colpito dalla RAF nella laguna di Venezia.

Con Ombre sul Rex Daniele Cambiaso ci porta ai giorni immediatamente precedenti il varo del gigante del mare. Epoca scandita «dalla retorica del fascismo, dalla miseria, dai turni di lavoro massacranti, dalla sicurezza sul lavoro praticamente inesistente», come sottolinea Paolo Vinciguerra su Giallomania (http://www.giallomania.it). Protagonista è il vice commissario della polizia politica genovese Igino Menchini, funzionario ideologicamente tiepido, come in fondo sono stati molti italiani, ma compreso nella sua missione volta a conservare la legalità in un Paese avviato alla rovina. Le ore concitate che precedono il varo del transatlantico saranno decisive per sventare eventuali attentati o sabotaggi. Un misterioso uomo con il Borsalino bianco appena rientrato dagli Stati Uniti sarà lo sfuggente individuo a cui Menchini dovrà dare la caccia e che lo porterà a scoprire un intrigo dai risvolti imprevisti. Gerarchi, servizi segreti e “alti papaveri” saranno coinvolti in questa indagine ad alto rischio per tutti, soprattutto per Menchini che si troverà solo a fronteggiare segreti che dovevano restare tali

Daniele Cambiaso, Ombre sul Rex, Fratelli Frilli Editori, Genova 2008, pp. 311, € 12,50.

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