venerdì 27 settembre 2013

LA NEVE - Nuovo giallo vintage di Emanuele Gagliardi



Abbiamo conosciuto Emanuele Gagliardi in occasione dell’uscita del suo romanzo La Maschera (RaiEri, 2012) che oltre ad aver vinto la II edizione del Concorso letterario NarreRai,  riservato ai dipendenti del gruppo Rai, si è classificato al terzo posto al Contropremio Carver 2012.
In questi giorni esce nelle librerie un nuovo giallo di Gagliardi, La neve (Europa Edizioni, 2013). Insieme con la vicenda poliziesca, stavolta, si sviluppa una trama politica che parte dagli anni della Resistenza e giunge al Golpe Borghese del 1970.
NOSTALGIALLO: La neve, il titolo evoca più poesia che sangue…
EMANUELE GAGLIARDI: In verità la neve entra marginalmente nella trama. Serve anzitutto a collocare nel tempo la storia - che prende le mosse nei primi giorni del marzo 1971, durante l’ondata di freddo che si abbatté sulla Penisola con copiose nevicate, anche a Roma – ed è, diciamo così, l’elemento scatenante di una serie di circostanze che porteranno alla scoperta di un delitto.

N.: Un giallo sotto la neve? Brrrr…
E.: Non proprio, anche se… in effetti si tratta di un “cold case”, un “caso freddo”, sul genere di quelli proposti da una fortunata serie di telefilm americani attuali.

N.: Veniamo alla trama del tuo libro.
E.: La neve e le gelate, ieri come oggi, sono una vera maledizione per città impreparate come Roma. Ghiaccio e neve fanno scivolare gli incauti, slittare le automobili, sfondano i solai, sgretolano i gocciolatoi e fanno scoppiare i tubi… E proprio un tubo rotto a causa del gelo, e la conseguente perdita d’acqua, spinge il neoproprietario di un seminterrato di Via Germanico, nel quartiere Prati, a chiamare un idraulico. Per riparare il danno l’operaio butta giù un tramezzo e… macabra scoperta! In quello che era un vecchio gabinetto, il cadavere semi-mummificato di una donna a cui manca uno degli arti inferiori viene rinvenuto assiso su un water di antica foggia. Stringe fra le mani una busta di cellophane con dentro una copia de L’Espresso del 14 maggio 1967. Accanto al cadavere, l’arto ortopedico – evidentemente staccatosi dopo la decomposizione delle parti molli del moncone – e una borsa piena di cartoline illustrate risalenti agli ultimi anni della II Guerra mondiale.

N.: L’inquirente è sempre lo scanzonato commissario Soccodato?
E.: Naturalmente. La scorsa volta, parlando del commissario, venne fuori il fatto che egli è in qualche misura un mio alter ego. Proprio per questo non posso fare a meno di lui: è il mio tramite per proiettarmi e tornare a vivere gli Anni Settanta, un’epoca che amo e rimpiango anche se, o forse soprattutto perché, l’ho vissuta da bambino.

N.: Alla vicenda propriamente “gialla” si affianca stavolta una complicata trama politica…
E.: Sì. La copia de L’Espresso del 14 maggio 1967 Soccodato la riconosce subito, anche per il vistoso arancione della copertina e il titolo ad effetto “Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di Stato”. All’interno Lino Jannuzzi svelava in un articolo i presunti complotti del Sifar (Servizio Informazioni Forze Armate), il  servizio segreto militare in seguito sciolto e rimpiazzato nel 1966 dal SID (Servizio Informazioni Difesa) e poi dal SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) nel 1977. Dal 1962 il Sifar era guidato dal generale Giovanni De Lorenzo sotto la cui direzione si dice sia cominciata una minuziosa fascicolatura, cioè una vasta raccolta di dossier su politici, militari, ecclesiastici (compresi Papa Giovanni XXIII e il successore Paolo VI), uomini di cultura, sindacalisti e giornalisti. A De Lorenzo è attribuita pure l’ideazione – secondo alcune fonti, fra cui L’Espresso, d’intesa con l’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni – del cosiddetto Piano Solo, un colpo di Stato che nell’estate 1964 avrebbe dovuto portare al controllo del potere da parte dell’Arma dei Carabinieri attraverso l’occupazione di vari “centri nevralgici” e, soprattutto, con la cosiddetta “enucleazione”-  prelevamento e rapido allontanamento in luogo segreto - dei personaggi ritenuti politicamente più pericolosi. Progetto mai realizzato, per fortuna.

N.: Ma poi nel 1970 c’è stato un altro tentato golpe…
E.: Certo. Il cosiddetto Golpe Borghese. Doveva avvenire nella notte fra il 7 e l’8 dicembre del ’70. Abortì all’ultimo momento. Ma gli italiani ne verranno a conoscenza solo nel marzo del ’71, proprio durante i giorni della neve. Sarà Paese Sera a svelare per primo le trame della nuova congiura neofascista. Verrà arrestato il principe Junio Valerio Borghese, il “Principe Nero” ex comandante della X Mas, considerato l’ispiratore del complotto e altri elementi di estrema destra… Proprio per la contemporaneità con queste fresche rivelazioni, la scoperta della mummia di Via Germanico con in grembo L’Espresso che parla del Piano Solo è un vero colpo per i superiori di Soccodato che lo invitano più o meno delicatamente a muoversi con cautela se non a chiudere un occhio (e magari tutti e due).

N.: Ma Soccodato fa di testa sua...
E.: Ovvio! Unge, blandisce, rassicura, si schermisce, ma poi “tira diritto”. E quando avrà in mano elementi inoppugnabili, nessun “capoccione” potrà più negare l’evidenza.

N.: Abbiamo visto le implicazioni legate ai complotti di estrema destra. Ma c’è anche una storia legata alla Resistenza…
E.: Esatto. Senza anticipare più del lecito, posso dire che due personaggi assai prossimi alla donna trovata morta sono legati ad un episodio vieppiù trascurato dalla storia: la vicenda della Repubblica Partigiana di Montefiorino e della sua tragica capitolazione, il 1 agosto 1944, con scia di stragi naziste nei territori adiacenti di Monchio, Susano e Costrignano. Una storia raccontata in sordina perché, al di là della nota ferocia nazista, vi rientrano personaggi oscuri della Resistenza, in primis Nello Pini, comandante partigiano noto per i suoi eccessi e le uccisioni proditorie che in seguito sarà arrestato e giustiziato dai partigiani stessi.

N.: Anche ne La neve dimostri una particolare attenzione per i particolari, dalle musiche agli oggetti…
E.: Come dicevo prima, il principale motivo che mi sprona a scrivere è quello di tornare ad un’epoca indimenticabile. Quando scrivo mi immergo totalmente nel tempo che racconto e il piacere raddoppia quando riesco a rintracciare e inserire elementi storicamente esatti: le musiche del momento, le trasmissioni televisive che sono andate in onda nei precisi giorni in cui si stanno svolgendo i fatti narrati. Mi sforzo, pur con gli evidenti limiti della scrittura, di trasmettere al lettore anche le sensazioni olfattive, oltre che visive e uditive. L’olfatto è una componente fondamentale della memoria, a mio avviso.
Per i cognomi e per i numeri di telefono, ad esempio, mi servo di una vecchia copia dell’elenco telefonico stradale della SIP del 1965-66. Ai più giovani ricordo che la SIP è stata la società dei telefoni fino al 1994, poi rimpiazzata da Telecom. Lo “stradale” - la cui ultima edizione, se non erro, è stata realizzata nel 1972 - era distribuito insieme con i normali elenchi telefonici. In questi i nomi degli abbonati, come tutti sappiamo, sono in ordine alfabetico e completi dei relativi indirizzi e numeri di telefono. Nello “stradale”, invece, gli utenti e i relativi numeri telefonici erano in ordine di vie e numeri civici. Cercando, a titolo d’esempio, “Via Appia Nuova” si poteva risalire a tutti gli abbonati residenti in questa via, dal civico 1 in avanti…


N.: A questo punto non possiamo che augurarti “in bocca al lupo” per il tuo nuovo romanzo…
E.: E io non posso che augurarmi il rapido trapasso del proverbiale lupo! 

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